Cronaca

“Vi racconto cosa è davvero successo quella sera nella gabbia delle tigri”

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NICOLAS ASFOURI / AFP

“La storia raccontata dai giornali è totalmente diversa dalla realtà. Le uniche persone che possono sapere realmente come sono andati i fatti sono quelle che erano presenti, quindi non capisco come persone che non si trovavano nemmeno nei paraggi si possano permettere di dare delle versioni dei fatti, parlare di dinamiche, quando non c’erano. Tanti articoli che sto leggendo in questi giorni non capisco nemmeno dove possano tirarle fuori certe storie inventate di sana pianta”.

A parlare è Marina Monti, titolare dell’omonimo circo, e la storia alla quale si riferisce, secondo lei raccontata dagli organi di stampa italiani in maniera del tutto distorta, è quella della drammatica morte del domatore Ettore Weber durante una seduta di allenamento con le sue tigri. Una parola che vale la sua, essendo testimone oculare della tragedia e anche una delle ultime persone con la quale ha parlato Ettore Weber prima di morire.

“Si, io e la moglie, che è sempre rimasta accanto a lui. Io personalmente ho parlato con il signor Weber alle 20:05, proprio 10 secondi prima che entrasse in gabbia, ci siamo scambiati giusto due parole, era una giornata nuvolosa, sembrava che dovesse cominciare un po’ a piovere, quindi non era molto convinto di cominciare l’allenamento. Perché lui si allenava tutti i giorni, alle 20 di sera lui faceva entrare gli animali in gabbia e li faceva giusto sgranchire un pochettino, li faceva correre, li faceva saltare, queste erano le sue prove. Non erano animali nuovi, come è stato scritto, erano animali che lui aveva da oltre quindici anni, neanche uno dei suoi animali era nuovo, ed erano tutti animali che già facevano il loro numero, non stava provando niente di nuovo”.

I giornali hanno scritto del domatore aggredito, ucciso e sbranato dalle tigri…

“Ma assolutamente no!”

Come sono andate le cose?

“Lui era appena entrato in gabbia, quando è entrata la seconda tigre lui si è girato per andare a recuperare la prima per posizionarla sul suo sgabello dal quale era scesa. La seconda tigre, durante lo spettacolo, solitamente al passaggio del domatore allungava la zampa, una cosa che faceva abitualmente e che Weber sapeva, perché lui teneva molto al fatto di far sapere che non erano tigri sedate quindi durante lo spettacolo le faceva molto muovere, non le teneva sempre ferme. La seconda tigre dunque, trovandosi sul suo sgabello, quindi in posizione da spettacolo, e vedendo passare il signor Weber, ha allungato ancora la zampa come previsto dalla sua parte nello show, purtroppo Weber si è trovato di spalle ed era troppo vicino alla tigre, quindi con quel gesto naturale, che faceva sempre, l’ha colpito alla giugulare”.

Quindi è stato un graffio ad ucciderlo?

“Si, è stata una zampata. Se il signor Weber fosse stato 20 centimetri più alto lo avrebbe colpito alla spalla e non sarebbe successo niente, sarebbe stato un graffio, cose che succedono spesso durante i numeri. Purtroppo è stata una fatalità, dovuta al fatto che si trovava di spalle, e lui è morto subito, dopo la zampata è caduto per terra. Noi abbiamo letto i referti del medico, che c’ha detto “Signori, è morto nel giro di 2/3 secondi, non se n’è nemmeno reso conto”. Ovviamente accasciandosi a terra, davanti a quelle tigri che erano sue, che aveva da quindici anni, che accudiva lui, le altre tigri gli si sono avvicinate, lui infatti addosso non ha morsi, ha graffi”

Questo è stato confermato dall’autopsia?

“Certo. Sono tutte cose scritte dai medici legali. Lui aveva solo dei graffi, nessun morso”

Quindi non c’è stata alcuna aggressione da parte delle tigri?

“Assolutamente no. Ed io ero presente, ho visto la scena. Tutto il fatto è durato al massimo 6/7 minuti, c’ho parlato alle 20:05 e alle 20:15 era già finito tutto. Il corpo del signor Weber era già fuori dalla gabbia, le tigri già in sicurezza sul loro carro”.

Lei ha portato fuori dalla gabbia il corpo senza vita di Weber, giusto?

“Sì. Io, mio fratello e la moglie del signor Weber cercavamo di tenere a distanza le tigri in modo da aprire la gabbia e tirarlo fuori, ma lui non è stato trascinato come alcuni hanno scritto, non è stato in balià delle tigri per più di mezz’ora come hanno scritto altri, perché sennò non avremmo ritrovato niente del suo corpo. Il suo corpo era integro, lei si rende conto cosa vuol dire avere quattro tigri che prendono in bocca un corpo e se lo contendono l’una con l’altra? Non resta niente. Il signor Weber è stato visto da parecchia gente quella stessa sera e il giorno dopo durante la veglia, la bara era aperta, tutti lo vedevano, se fosse stato rimasto in balìa di queste quattro tigri per più di mezz’ora che se lo trascinavano all’interno della gabbia…lei si rende conto di cosa stiamo parlando? Guardi quello che può fare un pittbull o un rottwailer ad una persona, si figuri una tigre, che è perlomeno il doppio, loro erano quattro, faccia lei che cosa avremmo potuto trovare del signor Weber: niente”.

Tornando alle dinamiche dell’incidente, Weber quindi non avrebbe rispettato una distanza di sicurezza, è esatto?

“È stata una distrazione fatale. L’unica da quando conosco il signor Weber”.

E allora qual è l’interesse secondo lei nel raccontare una storia del tutto diversa?

“Gli unici gli organi che hanno sentito la versione dei fatti sono stati i Carabinieri che si sono presentati la sera stessa. La signora Weber addirittura ha mimato davanti a loro tutta la scena. Non capisco perché gli organi di stampa si sono schierati in questo modo contro di noi. Purtroppo in Italia gira tutto intorno alla politica e per ora va di moda questo genere di politica: va di moda appartenere alle lobby animaliste, quindi qualsiasi cosa accade in un circo, a loro non interessa la verità, a loro interessa usarla contro di noi. Ho visto che un maniscalco è morto a causa del calcio di un cavallo, ma è passato inosservato; ci sono state in questi giorni persone aggredite da cani, ma è passato tutto inosservato. Per questo incidente, che presenta più o meno la stessa dinamica, ci stanno attaccando così”.

È stato anche scritto che la moglie e il figlio di Weber non vorrebbero più saperne di queste tigri, le risulta?

“Assolutamente no! Io le posso dire che la moglie di Weber da una settimana ha visto morire il marito davanti agli occhi e fino ad oggi non ha avuto un’ora per piangerlo. Lei fino a questa mattina era in caserma dei Carabinieri perché sta lottando con i denti, insieme a noi e ai suoi figli, per poter sistemare le nostre tigri, perché loro non c’entrano niente!”

E questa è anche l’opinione della famiglia Weber quindi…?

“Certo! La signora Vulcanelli stamattina si trova in caserma con mio marito perché lei vuole riprendere possesso dei suoi animali. Perché sono animali che lei ha cresciuto da oltre quindici anni, sono gli animali del marito. Il marito metteva al secondo posto la famiglia, al primo c’erano le tigri. Loro hanno sempre vissuto per le loro tigri”.

Come mai una questione di soldi?

“Perché purtroppo quando si parla di queste associazioni animaliste che si interessano dei nostri animali è solo una questione di soldi. Per loro non sono animali, per loro sono soldi. Soldi che camminano”

E alla fine di questa indagine cosa accadrà a queste tigri secondo lei?

“Quello che stiamo cercando di fare è che alla fine di questa indagine vengano dissequestrate, che ci vengano ridate indietro. Poi spetterà alla famiglia Weber decidere dove farle andare, dove portarle…non alle associazioni animaliste, perché, ripeto, queste non sono state sequestrate perché erano maltrattate o illegali. Nessuno ha mai detto che noi non ne vogliamo più sapere delle tigri, qualcuno ha addirittura scritto che avremmo fatto richiesta di abbatterle, cioè avremmo fatto noi richiesta di abbattere le tigri??? Ma non esiste! Queste tigri devono tornare a casa loro. Poi sarà la famiglia a decidere”.

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