Cronaca

Tornano all’antico splendore 4 arazzi Medicei voluti da Cosimo I 

​ A Firenze tornano all’antico splendore 4 arazzi disegnati da Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati, e pensati proprio per la sala che oggi ospita il consiglio comunale. Cosimo I de’ Medici li commissionò per rivaleggiare in magnificenza con le più antiche e prestigiose corti d’Europa e così pensò a un progetto grandioso: venti i ‘panni’ istoriati, disegnati da sommi artisti e tessuti con largo impiego di costosi filati in seta e argento, della dimensione straordinaria.

A tesserli, i maestri fiamminghi: Jan Rost e Nicolas Karcher, le cui botteghe vennero impiantate in città a spese di Cosimo. La mostra “Il ritorno di Giuseppe, il principe dei sogni” è allestita nella Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio e rappresenta il terzo ciclo delle Storie di Giuseppe, voluti dal duca Cosimo I de’ Medici e tessuti tra il 1545 e il 1553. Il protagonista delle scene raffigurate negli arazzi è Giuseppe ebreo figlio di Giacobbe, come è scritto nella Bibbia, possiede la facoltà divinatoria di predire il futuro attraverso l’interpretazione dei sogni.

Deve le sue sventure ai fratelli che, mossi da invidia e rancore, prima pensano di ucciderlo e poi, di nascosto al padre, lo vendono come schiavo a mercanti egiziani. Grazie alle sue capacità e doti divine, Giuseppe riesce tuttavia a riscattarsi, tanto da diventare viceré dell’Egitto, e alla fine perdona i fratelli e accoglie tutta la famiglia sotto la sua protezione. Le scene riguardano: Vendita del grano ai fratelli, disegno e cartone di Agnolo Bronzino, tessitura di Jan Rost, 1547; Giuseppe prende in ostaggio Simeone, disegno e cartone di Agnolo Bronzino, tessitura di Nicolas Karcher, 1547; Beniamino ricevuto da Giuseppe, disegno e cartone di Agnolo Bronzino, tessitura di Nicolas Karcher, 1550-1553; Convito di Giuseppe con i fratelli, disegno e cartone di Agnolo Bronzino, tessitura di Nicolas Karcher, 1550-1553.

La mostra nasce grazie a un accordo tra il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e il Comune di Firenze. 

I venti arazzi saranno esposti a rotazione, quattro alla volta. La mostra proseguirà a cicli fino all’agosto 2021. Quando Firenze era capitale del Regno d’Italia, tra il 1865 e il 1871, la serie fu divisa e dieci dei venti arazzi entrarono a fare parte del patrimonio reale, per poi giungere nel Palazzo del Quirinale a Roma e quindi infine passare in dotazione alla Presidenza della Repubblica. Gli altri dieci rimasero a Firenze, di proprietà delle ‘Gallerie’ statali della città, e nel 1872 vennero concessi in deposito al Comune da poco insediatosi in Palazzo Vecchio.

Da allora la serie è rimasta divisa tra Roma e Firenze, finché la mostra itinerante “Il Principe dei Sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino”, organizzata in occasione di Expo 2015, non ha permesso di vederla di nuova riunita, per la prima volta dopo un secolo e mezzo, nel Palazzo del Quirinale a Roma, nel Palazzo Reale a Milano e infine in Palazzo Vecchio, nella stessa sala per la quale fu tessuta. Terminata la mostra, la sala è tornata a ospitare le riunioni del Consiglio cittadino, ma con nuovi arredi e impianti, appositamente progettati per rendere possibile un’ideale convivenza tra la sua funzione istituzionale, la stessa per la quale fu costruita all’inizio del XIV secolo, e l’esposizione dei monumentali arazzi.

Grazie a un accordo speciale tra il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e il Comune di Firenze oggi la Sala dei Duecento, nei giorni in cui non ospita le sedute consiliari, entra a fare parte del percorso di visita del palazzo per consentire al pubblico di ammirare i preziosi arazzi, di nuovo esposti nel più assoluto rispetto delle particolari esigenze conservative di questo genere di manufatti. L’uso antico degli arazzi ne prevedeva l’esposizione solo per feste e cerimonie importanti o in base ai cicli stagionali e tra una sortita e l’altra i panni riposavano al buio nelle Guardarobe delle dimore nobiliari, sotto le cure di maestranze specializzate.

Su modello di quelle buone pratiche, nella Sala dei Duecento gli arazzi con Storie di Giuseppe tornano quindi ad essere esposti a rotazione in gruppi di quattro, secondo un programma di sostituzioni semestrali della durata complessiva di trenta mesi. Gli avvicendamenti seguono l’ordine narrativo delle scene. Ogni sei mesi sarà dunque possibile scoprire un nuovo capitolo della storia del patriarca Giuseppe, attraverso la straordinaria maestria dei pittori e tessitori che furono chiamati da Cosimo I a farsi interpreti di quel racconto biblico.

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