Cronaca

Storia della bufala degli studenti del Righi a Boston, dall’inizio 

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Foto: Maria Elisabetta Alberti Casellati / Twitter
 

E’ stato quanto meno prematuro lanciare un appello per finanziare la spedizione di tre studenti napoletani dell’Istituto tecnico industriale Augusto Righi alle finali del prestigioso torneo internazionale di robotica aerospaziale organizzato dal Mit e dalla Nasa.

Dopo che nei giorni scorsi erano piovute offerte di fondi dalle istituzioni (presidenza del Senato), dalla politica (M5s) e dalle imprese (Brembo), è arrivata la doccia gelata del Ministero dell’Istruzione che ha precisato di aver avviato un’indagine sul caso, constatando che la classifica è ancora provvisoria e che comunque le finali europee si svolgerebbero ad Alicante, in Spagna, e non a Boston come era stato affermato. 

Ancora nessun finalista

Dopo la frenata del Miur è arrivata anche una precisazione del Politecnico di Torino, coordinatore del torneo europeo della Zero Robotics Competition, che attraverso il professor Leonardo Reyneri, ha spiegato che la classifica definitiva si avrà solo il 16 dicembre e i finalisti tra le 84 squadre in corsa saranno decretati a metà gennaio.

Il caso

Agi ha tentato di ricostruire come è nato il caso, emerso sabato scorso durante un appuntamento proprio al Righi del ciclo ‘Il sabato delle idee’, manifestazione ideata 10 anni fa da un docente e ricercatore, Marco Salvatore, approdata nelle scuole insieme a ‘Futuro remoto’.

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“Non è facile per le scuole italiane, e del Mezzogiorno in particolare competere, con le scuole dei grandi colossi economici mondiali nel settore della ricerca aerospaziale senza strutture adeguate e senza nemmeno i soldi per andare a Boston per la finale internazionale di una competizione”, ha detto a una platea di rappresentanti di istituzioni e di aziende il 17enne Davide Di Pierro, studente del quarto anno, componente con Mauro D’Alo’ e Luigi Picarella del team guidato dai docenti di matematica ed informatica Salvatore Pelella e Ciro Melcarne, iscritto all’High School Tournament di Zero Robotics, la competizione internazionale di programmazione di robotica aerospaziale ideata dal Mit, in collaborazione con la Nasa.

La competizione che quest’anno vede in gara 207 team di tutte le scuole del mondo, dall’Australia alla Germania, dalla Russia agli Stati Uniti, tra cui almeno una ventina italiane, Righi compreso. Righi che, sostiene Melcarne, e’ “in finale ormai da cinque anni”. 

Torneo ancora alle fasi iniziali

Non e’ l’unico istituto italiano che si mette in gioco da tempo, del resto, dato che lo fanno almeno di uno di Padova e di uno di Vercelli. In realtà, spiega, in una nota il Politecnico di Torino, i vincitori del torneo 2018 non sono ancora stati decretati. “Zero Robotics è un torneo tra studenti delle scuole superiori di tutto il mondo che si sfidano, suddivisi in tre aree geografiche (Europa + Federazione Russa, Americhe, Australia), nella programmazione degli Spheres, piccoli satelliti sferici ospitati all’interno della Stazione Spaziale Internazionale. Il torneo quest’anno è ancora alle fasi iniziali e la classifica viene aggiornata in tempo reale seguendo i risultati dei successivi step della gara, fino alle fasi finali; i vincitori saranno decretati a metà gennaio 2019.

Il Righi in questo ranking, per ora fermo all’8 novembre scorso, è sì al secondo posto dopo una scuola di Trapani e prima di una polacca, ma la classifica si chiude il 16 dicembre. E’ in buona posizione, come già successo nel 2015 e nel 2017, quando team di studenti sempre guidati dai professori Malacarne e Pelella e denominate Space Linguine hanno raggiunto buoni risultati, ma non ha ancora vinto. “Tutte le 84 squadre attualmente in classifica sono quindi ancora in gara e non è possibile sapere ora chi parteciperà alla finale e ancor meno chi vincerà”, esplicita il Politecnico.

La finale an Alicante, non a Boston

La finale per le squadre europee “si svolgerà ad Alicante (Spagna), non al Mit di Boston – spiega ancora il coordinatore del torneo europeo – la finale vera e propria della competizione internazionale si svolge per tutti i partecipanti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in orbita terrestre; le finali vengono però trasmesse in diretta e tutti i concorrenti possono assistere da terra alle prove della gara in tre location definite: per le squadre europee e russe la finale di quest’anno è prevista ad Alicante (Spagna), per gli americani al Mit di Boston e a Sydney per l’Australia.

Anche per l’anno precedente le finali per le squadre europee e russe si sono svolte in Europa, e in particolare a Torino. C’è la possibilità di assistere alle finali anche dalla sede del Mit, dove si svolge la finale a terra per le squadre americane, cosa che in passato alcune scuole anche italiane hanno fatto su base puramente volontaristica e reperendo autonomamente i fondi, in modo indipendente rispetto al concorso Zero Robotics”.

Raccolta fondi prematura e fuorviante

La raccolta di fondi, insomma, è stata prematura e probabilmente fuorviante rispetto a come è organizzato il torneo. “Abbiamo visto sul sito che la scuola era al secondo posto nel ranking, e abbiamo deciso di dare una mano”, spiegano fonti de ‘Il Sabato delle idee’, “ora siamo i primi a voler andare fino in fondo”

La versione del Righi 

“Noi non abbiamo mai detto di aver vinto e non avere soldi per andare a Boston. Ma alcune testate giornalistiche hanno mandato la notizia così e si è scatenato il putiferio. Anche perché non vorremmo essere denunciati per false dichiarazioni”, dice all’Agi Salvatore Pelella, docente di matematica dell’istituto Righi di Fuorigrotta a Napoli, che coordina insieme a Ciro Malacarne il team che ha passato le selezioni.

“In realtà un ragazzo del team durante il Sabato delle idee aveva detto che ‘competiamo con altre squadre che hanno strutture indefinitamente migliori delle nostre e, se andiamo in finale, ripeto, se andiamo in finale, non abbiamo neanche i soldi per andare a Boston’. Noi fino ad ora ci siamo qualificati a una fase dove ci sono 28 alleanze e le prime 14 vanno a Boston. Il ragazzo lo ha detto perché in questi anni siamo stati tra i primi 14 e due anni fa abbiamo anche vinto”, prosegue.

“Ad Alicante la finale europea”

“Che la finale non sia a Boston è una notizia nuova per noi ed è tutta da verificare – aggiunge – è al Mit negli Stati Uniti che si svolge la cerimonia. Il collegamento con la stazione orbitante avviene da Boston e ogni anno i ragazzi che partecipano alla finale sono invitati ad assistere alla cerimonia anche dalle sedi europee che partecipano alla competizione quindi noi potremmo andare a Boston, come in Russia o in Australia.

L’anno scorso siamo stati all’Esa in Olanda. Generalmente i team europei vanno in Europa, ma qualche anno fa a Boston noi abbiamo trovato team di Messina. Quindi la sede di Alicante si riferisce alla competizione europea, ma la finale è a Boston. La notizia che la finale non si svolga a Boston non mi è arrivata. Stiamo pensando infatti di inviare una mail direttamente al Mit”.

La scuola di Trapani, “Noi siamo primi in questa fase”

“Ci siamo arrabbiati, ma non ho alzato il telefono per chiamare qualcuno o il mio collega di Napoli per dirgli ‘ma che state combinando’. La nostra filosofia è ‘non ti curar di lor, ma guarda e passa’. Per noi è importante fare crescere la qualità della nostra scuola, questi ragazzi, le loro competenze e il loro entusiasmo contagioso per quello che fanno” dice all’AGI Erasmo Miceli, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Industriale “Leonardo Da Vinci”, di Trapani, che ha chiuso al primo posto su 148 squadre di tutto il mondo, la fase intermedia – la “3D Competition Simulation Submission” – del torneo di robotica aerospaziale.

Il Righi di Napoli, sottolineano dall’istituto trapanese “ha cantato vittoria troppo presto”. Miceli spiega che in caso di vittoria gli sponsor sono già pronti: l’anno scorso era sceso in campo un privato, una ditta che aveva pagato i biglietti aerei, “quest’anno i sindaci di Erice e Trapani si sono detti disponibili a finanziare l’ambita trasferta”.

Il team siciliano

Il team degli Space Hunters composto da Davide Buffa, Bruno Palermo, Alessandro Rizzo, Ivan Tuselli e Davide Vultaggio (due del quinto anno e tre del quarto), punta dritto alla vetta, adesso che si apre la fase successiva. Quella della “Alliance Competition”, la semifinale, dove, stringendo un patto con due squadre americane (una high school della California, e una dell’Oregon), cercheranno di conquistare un posto tra le prime 14 alleanze che potranno testare il loro codice sui mini satelliti (gli Spheres appunto) a bordo della International Space Station.

“Una fase – conferma Antonio D’Arrigo, docente di elettronica – in cui ci sono 28 alleanze e le prime 14 vanno a Boston. Una scuola di eccellenza quella di Trapani, ma in un contesto di eccellenze. Su un’ottantina di squadre passate alla seconda fase, una ventina sono italiane”. 

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