Cultura

Si chiama CapoVersi la nuova collana di Bompiani dedicata alla poesia

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ULF ANDERSEN / AURIMAGES / ULF ANDERSEN / AURIMAGES

Il poeta americano John Ashbery

Si intitolerà CapoVersi e rappresenterà l’avventura di Bompiani nel mondo della poesia. Nell’era dei social, dove tutto è estremamente veloce, dove perfino quella che in comunicazione viene tecnicamente chiamata “tv di flusso” risulta ormai troppo lenta, ecco una scommessa: puntare sulla poesia, su un “prodotto” che richiede così tanto tempo di assorbimento, che spinge ad un’introspezione ormai evidentemente sempre più rara. 

Beatrice Masini (capo settore di Bompiani, responsabile del progetto CapoVersi), quello della poesia è ancora un mercato valido?

“Se lei per mercato intende le vendite, ci sono alti e bassi e ci sono casi e casi. Noi per esempio, abbiamo pubblicato, con molta fortuna, un bel libro di Franco Arminio e quella forma di poesia sembra avere una certa presa sul mondo dei lettori. Così come Rupi Kaur, autori che usano la forma poetica in modo molto libero, molto affabile, come veicolo per contenuti di natura varia. Una poesia meno accademica, più vicina al pubblico, e quel tipo di poesia, dal punto di vista strettamente commerciale, numerico, sicuramente di soddisfazioni ne da. Ma mi sembra che in termini generali questi risultati abbiano segnalato in modo molto forte un rinnovato interesse per il mondo della poesia”.

I primi nomi che proporrete: John Ashbery, Vladislav F. Chodasevič, Nicanor Parra. Poesia ai più alti livelli…

“La decisione di fare una collana non viene da questi calcoli e queste considerazioni ma da una riflessione un po’ più larga, ossia il fatto che nella storia recente di Bompiani non c’era una collana di poesia. Si è sempre fatta la poesia, quest’anno abbiamo pubblicato le poesie di Erica Jong, che è comunque una romanziera, abbiamo pubblicato anche le poesie di Moravia, ma Moravia è il narratore del ‘900, quindi fino adesso sono sempre state fatte delle incursioni o per completare il ritratto di un autore oppure in modo sporadico. Sicuramente mancava un’attenzione un po’ più concentrata rispetto la poesia del resto del mondo, infatti questo è il motivo per cui CapoVersi nasce come una collana di poesia straniera. In Italia ci sono tanti editori che fanno poesia, alcune piccole case editrici specializzate lo fanno anche molto bene, quindi è chiaro che molto è stato mappato, non siamo dei pionieri, ma si può fare una ricerca un pochino più affine al lavoro che stiamo facendo, puntando magari ad artisti del passato che sono stati dimenticati”.

La collana CapoVersi sarà disponibile in libreria a partire dall’11 settembre.

Una cosa molto importante del vostro lavoro questa, il dovere, anche morale, di conservare una certa memoria che rischia come non mai di venire dimenticata…

“Si, è proprio un lavoro che abbiamo fatto in maniera molto precisa negli ultimi anni. Una delle autrici che pubblicheremo in CapoVersi è Gabriela Mistral, premio Nobel per la letteratura nel 1945, cilena, quasi dimenticata, la prima donna sudamericana a prendere il Nobel, in Italia già pubblicata ma adesso quasi non si trova più, allora cerchiamo di recuperare”.

Quando si accenna al mercato della letteratura, i due assiomi più ricorrenti sono che il settore è in crisi e che in Italia si legge pochissimo: come ragionate quando operate scelte di questo tipo? Anche coraggiose, nel caso della poesia…

“Intanto lo stesso lettore può avere una gamma di interessi estremamente varia, noi non ci rivolgiamo necessariamente ad un lettore supercolto, ma nemmeno a un lettore che cerca nella lettura essenzialmente l’evasione. Ci piace molto mescolare le carte. Il lettore, come fisionomia generica, non esiste; esistono tanti lettori diversi. Noi cerchiamo di far trasparire questa varietà nelle scelte che facciamo. Io sono veramente convinta che nello stesso lettore possano convivere tanti lettori diversi”.

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