Cultura

Rat-Man incontra il coronavirus, Diario dalla quarantena di Ortolani

Metti un Rat-Man in quarantena e ti produrrà un ‘diario di zona rossa‘ in compagnia del virus, che da malefico agente pandemico si trasforma in spalla comica che, modellato sulle immagini computerizzate di Covid-19 che tutti abbiamo visto, assomiglia un po’ a un riccio volante o a una di quelle palle di gomma dura con protuberanze con cui giocano i cuccioli di cane.

Leo Ortolani, 52enne fumettista di fama internazionale nato a Pisa ma trasferitosi a pochi mesi con i genitori a Parma, papà del popolare Rat-Man, ha deciso di affrontare la quarantena esorcizzando col disegno la paura del coronavirus. Questo periodo di isolamento lo sta passando “benino, come tutti”, racconta all’AGI. “Certo non siamo contenti, ma cerchiamo di resistere, sperando che le cose possano migliorare presto”. Intanto per tenere occupata la mente e per mantenersi in contatto con i fan, ha deciso di tenere una sorta di ‘diario di bordo’ sui suoi canali social iniziato l’8 marzo, giorno in cui Parma è diventata zona rossa come tutta l’Italia. Lo fa “un po’ per sfogare la vena creativa, un po’ per tenere su di morale i lettori”, racconta.

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Il fumettista Leo Ortolani

“Non c’è mai un’idea precisa, sotto. E’ nata e basta – dice all’AGI il fumettista – e vedendo che riusciva bene, mi sono preso l’impegno di realizzare una striscia per ogni giorno di zona rossa che trascorreremo rinchiusi in casa”. Un diario che è la summa di tutto il suo talento, quel misto tra dolcezza, irriverenza, satira e dramma che l’ha reso celebre. “E’ tutto improvvisato – spiega – è difficile che vada a dormire sapendo già che striscia farò il giorno dopo. Ieri, ad esempio, mi è venuta in mente alle 5 e mezza di mattina, mi sono segnato le cose sul cellulare, poi non avevo più sonno, come gli anziani, mi sono alzato per iniziare a lavorare. Domani, non so cosa scriverò”. 

Il suo virus non fa paura, almeno esteticamente, perché lo ha reso una ‘spalla’ comica. Anche questa scelta però non era voluta. “E’ capitato anche qui, ho scritto una striscia in cui mi chiudo in casa con il virus stesso, poi sono andato avanti con questa cosa della spalla comica”, racconta. Non è comunque un modo per prendere il virus “sottogamba”, come scrive proprio in una delle sue strisce: “Che faccia meno paura, non lo so. Forse nei miei fumetti”, ammette.

Ortolani confessa di non temere in maniera particolare il virus, ma di essere preoccupato “per i miei genitori, che sono molto anziani e per la mia sanità mentale, dovendo vivere 24 ore con due figlie, più una terza in affido, tutte adolescenti, in piena stupidera”. Disegnare diventa uno sfogo, ma anche un modo per sorridere ed esorcizzare le proprie paure: “So che chi legge queste strisce un sorriso magari lo fa, sono contento di essere d’aiuto per 30 secondi. Di più, si scoprirebbe il bluff e la mia completa inutilità in caso di emergenza. In un ‘disaster movie‘, sarei uno sullo sfondo, che corre. Da queste strisce – aggiunge – ne trarrò ovviamente un libretto, per cui è diventato ormai anche un lavoro”.

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© Leo Ortolani

Il diario dalla zona rossa 

Ogni giorno sul diario di Ortolani ci sono diversi personaggi: il partigiano, il vecchio del rifugio, la maestra di musica, personaggi tra il reale e l’inventato. ”Nel diario ci sono ovviamente immagini tratte dal mio pantheon di personaggi mentali e dalle notizie che circolano ogni giorno – spiega – li mescolo insieme e saltano fuori le contaminazioni. Che in questo caso non sono mortali, ma divertenti”. Così come nella sua opera in generale: “Non è che cambio personalità come Jekyll e Mister Hyde, quando scrivo. Sono sempre, purtroppo, io”.  

Di messaggi, per il suo diario, “ne arrivano tanti”, racconta poi all’AGI. Quelli che fanno più piacere sono “quelli di chi mi dice che in questa striscia quotidiana trova quei 30 secondi di serenità che li aiuta a superare i 30 secondi successivi. Poi, non so come facciano, ma spero abbiano altre cose a tenerli su di morale!”. Sul futuro non si sbilancia: “Intanto vediamo quale futuro ci sarà. Che qui il mondo intero sta avendo un reset totale. Ma qualunque futuro si prepari, spero ci sia sempre spazio per un narratore”.

In cantiere c’è già qualcosa, oltre ad alcuni progetti già in edicola. “In realtà sta uscendo la mia miniserie di sei numeri mensili sul mondo di ‘Star Rats​’, il primo numero è in edicola adesso, credo sarà il lancio più disastroso nella storia dell’editoria a fumetti”. Ovviamente l’emergenza ha segnato anche gli incontri di Ortolani, le presentazioni e il futuro restano un’incognita: “Al Salone del Libro avrei dovuto presentare un volume con Laterza, intitolato ‘Dinosauri che ce l’hanno fatta’, che non sappiamo ancora quando uscirà- racconta – in autunno, sperando che si possa tornare in libreria di persona, per Bao Publishing uscirà la versione da libreria di ‘Venerdì 12’, serie a fumetti comparsa per la prima volta nel 1996, che darà la giusta confezione a un classico della disperazione d’amore. Sempre per Bao Publishing – continua Ortolani – a novembre (in teoria era per Lucca Comics), uscirà un libro completamente inedito, legato in qualche modo a ‘Venerdì 12’: per il momento posso solo dire che sarà una sfida personale, scriverlo”.

 L’Emilia-Romagna è una delle Regioni più colpite dal coronavirus e Ortolani che risiede a Parma dove l’emergenza e le difficoltà per fronteggiarla sono state evidenti prima che in altre parti d’Italia, ora è ottimista. “Penso che non si possano affrontare certe situazioni straordinarie, senza per forza inciampare e sbagliare. Ma dai e dai, speriamo di essere sulla strada giusta”, aggiunge. In questo momento, inoltre, tutti nel mondo dobbiamo essere uniti e solidali. “Non possiamo nemmeno fare paragoni con altri Paesi, dicendo ‘siamo più bravi noi’, perché se loro sbagliano, l’errore ricade su tutti. Davvero, stavolta non possiamo non accorgerci che siamo sulla stessa barca”, dice.

Poi rivolge un pensiero a chi sta combattendo sul campo. “Il mio ringraziamento va a tutte le persone, dai medici alle cassiere, che stanno lavorando in condizioni disperate, perché il mondo funzioni ancora, seppur al minimo – dice – loro non possono stare a casa, devono uscire e farsi il mazzo per noi. Noi, facciamogli almeno il favore di stare in casa e toglierci dai…”.

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