Cronaca

Qual è la situazione nelle Marche a 3 anni dal sisma

terremoto marche 

Tre anni dopo il terribile sisma che ha fatto tremare il Centro Italia, un’indagine collaborativa sul “cratere marchigiano” svela i numeri dello spopolamento dell’area. I risultati preliminari sono stati raggiunti grazie al progetto “Terre di ricerca”, condotta dai ricercatori del T3 dell’Università di Urbino Carlo Bo Nico Bazzoli e Elisa Lello e dalla rete di attivisti e cittadini Terre in Moto Marche.

Dall’indagine “Terre di ricerca”, su ottantacinque comuni compresi nel cratere sismico marchigiano, è emerso come lo spopolamento, già in atto nel triennio precedente al terremoto, ha registrato nel triennio successivo alle scosse un’accelerazione significativa, che ha toccato il 170%. In seguito agli eventi sismici, il calo della loro popolazione è più che raddoppiato di consistenza e intensità.

Quanti sono gli emigranti

La differenza, quindi, è che il calo di popolazione dopo il terremoto si è intensificato a tal punto da coinvolgere l’intera Regione. Tra il 2016 e il 2019 più di 18 mila residenti marchigiani hanno lasciato la loro terra. Di questi quasi il 60% viveva nell’area del cratere, una vasta zona che comprende tutte le aree appenniniche delle province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno e ingloba, solo parzialmente, le aree Appenniniche della Provincia di Ancona, tenendo al suo interno i soli Comuni di Cerreto d’Esi e Fabriano.

Nel dettaglio, facendo un confronto territoriale, emerge “come la flessione demografica avvenuta tra 2016 e 2019 coinvolga certamente l’intero arco appenninico marchigiano, ma risulti relativamente più marcata nelle aree appenniniche del cratere”, hanno sottolineato i ricercatori.

Lo spopolamento e la migrazione

Un altro elemento che viene sottolineato nella ricerca riguarda il peso delle migrazioni sullo spopolamento. “Nel 2018, a livello dei comuni classificati con più danni, il peso del bilancio migratorio negativo sulla perdita di popolazione è stato nel complesso del 35%, con l’incidenza più elevata nell’ascolano (48%), dove una persona persa ogni due è da imputarsi all’emigrazione, seguita da quella del maceratese (34%), dove il rapporto è di uno a tre”, si legge nel report.

Oltre alle elaborazioni dei dati statistici, i ricercatori si sono serviti anche di un questionario per indagare l’impatto del sisma su un campione di 1136 rispondenti che abitano, o abitavano prima del sisma, in uno dei comuni del cratere marchigiano.

Dall’indagine è emerso che un quarto del campione (25,3%) si è trasferito, almeno in via temporanea. Di questo, l’8% è tornati al suo paese. Il 17%, invece, ha dichiarato di vivere tuttora altrove. E solo un terzo di questo, il 34,5%, pensa di fare ritorno al Comune d’origine.

“Ben il 44,7% del campione – si legge nell’indagine – dichiara di aver dovuto lasciare, dopo le scosse, l’abitazione in cui viveva per un periodo di almeno due mesi, a causa di inagibilità o di altri fattori di rischio degli edifici. Lo stallo nella ricostruzione si riflette in una sostanziale continuità del quadro se volgiamo l’attenzione alla situazione abitativa attuale. Infatti, il 55,3% del campione dichiara di vivere, oggi, nella stessa abitazione in cui viveva prima del sisma, a cui si aggiunge un ulteriore 7% che ha cambiato domicilio ma per motivi indipendenti dalle scosse. Sommati, raggiungono il 62,3%: il che significa che ad oggi continua a vivere in un’abitazione diversa da quella in cui viveva prima, e per cause connesse al sisma, il 37,8% del campione”.

Si prospetta un futuro roseo per le Marche terremotate? A sentire le risposte degli oltre 1.000 intervistati sembrerebbe di no. Infatti tra tutti gli abitanti sottoposti ad indagine solo il 4% ha dato una risposta affermativa, sommando chi dice “decisamente sì” (0,8%) e “più sì che no” (3,2%). Invece, il 94% non crede a questa prospettiva: di più, il 67,7% la scarta con un netto “decisamente no”.

L’impatto economico del terremoto

Grazie al questionario è stata indagata anche l’entità dell’impatto economico del terremoto sugli intervistati. Cosa è emerso? Il 16,2% del campione ha denunciato un netto peggioramento sulla condizione economica della propria famiglia, a cui va aggiunto un ulteriore 25% che ha descritto un leggero peggioramento. Sommati, si arriva alla stima di un impatto negativo, sul piano economico, per il 41,2% del campione.

Le fasce di età più colpite, in questo senso, sono state quelle adulte seguite da quelle più mature, in particolare le persone che vivono da sole. Infine, gli intervistati hanno manifestato anche malcontento e scarsa fiducia nell’operato delle istituzioni per quanto riguarda la ricostruzione dei territori colpiti. I cittadini hanno lamentano lo scarso coinvolgimento nelle scelte relative alla ricostruzione e alle prospettive future dei territori.
 

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