Cronaca

L’incredibile storia che ha portato all’arresto di Alessandro Proto 

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(Mediaset.it)

Alessandro Proto intervistato da Le Iene

In video si presenta come Anna. 49 anni. Malata di cancro incurabile. “Per me la giornata in cui mi hanno diagnosticato il tumore 7 anni fa era banale rispetto a quello che ho cominciato a provare negli ultimi tre mesi”. Nei tre mesi prima dell’intervista che ha voluto rilasciare a Le Iene aveva conosciuto su Linkedin Alessandro Proto, che da lì a poche settimane le avrebbe tolto dai suoi conti correnti 130 mila euro.

Proto, immobiliarista, imprenditore e grande creatore di false notizie diffuse a mezzo stampa è stato arrestato il 12 giugno dalla Guardia di Finanza di Como, accusato di estorsione ai danni di Anna. È stata proprio la trasmissione televisiva ad aver dato il via agli approfondimenti investigativi che hanno consentito alle Fiamme gialle di accertare la fondatezza delle accuse della donna. Hanno ricostruito i dettagli e raccolto diversi riscontri probatori.

L’accusa è di truffa pluriaggravata e autoriciclaggio. Truffa è pluriaggravata, perché ai danni di una donna in gravi condizioni psichiche e fisiche. Autoriciclaggio, perché Proto avrebbe investito i soldi ricevuti dalla donna in attività speculative su conti di gioco online, al fine di mascherarne la provenienza.

La storia che Anna ha raccontato a Le Iene

Ma come ha fatto Proto a convincere una donna conosciuta online a farsi versare in poche settimane 130 mila euro? È Anna che ha raccontato la storia a Le Iene. “Io ho un cancro inguaribile. Dal 2016 la malattia è diventata metastatica. Due anni fa mio padre viene ricoverato in fin di vita in ospedale”. Il padre sopravvive, ma “due giorni dopo mia madre mi muore in braccio”.

Anna si ritrova sola, racconta a Veronica Ruggeri. Una sera dello scorso gennaio su Linkedin, inizia a chattare con Proto. “L’impostore”, come si è definito in un libro pubblicato due anni fa, dice di avere una storia incredibile da raccontare. Che la donna non lo avrebbe capito. Lei dice invece che lo avrebbe capito sicuramente. Che anche la sua vita non è stata facile. Gli racconta del cancro. “E lì è cominciato tutto”, racconta la donna.

L’inizio del dramma di Anna. I primi 5 mila euro

Proto inventa una storia. Racconta alla donna che gli è appena morta la figlia. La frase fa breccia nella psiche già messa a dura prova di Anna. È morta di cancro, dice. E dice che la bimba si chiamava Anna. Come lei. Proto sembra capire che Anna ha bisogno di un motivo per vivere. Le chiede i primi soldi per pagare un arretrato legato al funerale della figlia, 900 euro.

Anna decide di dargli quei soldi. Non ci pensa, non si fa domande, crede alla sua storia immediatamente. Perché? le chiede Ruggeri. “Perché sono una testa di cazzo”, risponde lei. Non cerca il suo nome su internet, non si informa su chi sia, non verifica nulla. Si fida, e paga. 

Eppure non è stata l’unica a credergli senza farsi domande, senza questionare troppo. Proto negli anni è diventato famoso per aver fregato buona parte dei media mondiali. Le sue storie, i suoi affari, le sue capacità di immobiliarista, fanno subito breccia prima nei media italiani poi in quelli internazionali. Proto si è fatto conoscere negli anni come un mentitore seriale. Un ‘truffatore seriale’, lo hanno definito gli inquirenti.

La storia che racconta ad Anna sembra un film. Come trame perfette sembravano tutte le storie che è stato in grado di spacciare ai media nazionali. “Mi sarei sentita in colpa se non l’avessi aiutato. Aveva una bambina morta. Quando passi mesi e mesi nel reparto di oncologia e la gente ti muore intorno, vuoi salvare qualcuno”. Sconfiggere la morte. “Mi chiedeva soldi tutti i giorni. Tutto quello che ho messo da parte nella vita sono finiti nelle sue tasche”. Alla fine Anna versa tramite bonifici Postepay a Proto 5 mila euro. Poi Proto inventa una nuova storia.

La seconda storia raccontata da Proto. Altri 50 mila euro

Sempre nella ricostruzione fatta da Anna a Le iene, Proto dice che suo figlio, 17 anni dopo la morte della figlia ha avuto un tracollo ed è ricoverato in psichiatria. Questo porterà Anna a farsi carico delle spese della clinica svizzera in cui è ricoverato il ragazzo, su cui graverebbe la minaccia dei servizi sociali perché i genitori non hanno più soldi per poterlo curare.

Proto quindi arricchisce, complica la storia con cui sta portando la donna a svuotare i suoi conti correnti. Fa intervenire quella dice essere sua moglie, Cristina Proto, che scrive ad Anna della gravità della situazione, dell’incombere dei servizi sociali, dalla disperazione per aver perso già una figlia. Quella figlia, mai esistita, che si chiama proprio come lei.

Tutta la strategia di Proto si è basata, stando alla ricostruzione, sull’urgenza, sulla necessità immediata di avere soldi, perché altrimenti sarebbe successo l’irreparabile. “Una volta l’ho incontrato”, dice Anna. “Era venuto a casa mia per dirmi che mi avrebbe ridato parte dei soldi. Ma non me li dà, anzi, me ne chiede altri”.

Anna lo descrive come un uomo molto gentile, molto educato, “ma disperato, sofferente”. Ci crede, crede anche all’inverosimile.“Io mi vergogno per aver creduto alle sue storie. Eppure io stavo morendo, morivano tutti intorno e volevo salvare qualcuno”. Il figlio mai esistito 17enne di Proto. “Penso che mi merito di morire”, confessa Anna nell’intervista. La storia del figlio 17enne con un collasso psichico porta la donna a sborsare a Proto i primi 50 mila euro.

Poi, capisce che Proto ha guai con la giustizia. E ha paura che lui possa assoldare un killer per ucciderla: “Se ha fatto quello che mi ha fatto voleva dire che è un uomo cattivo. Non è l’innocente che sembra, è un uomo malvagio”.

La terza parte: i guai giudiziari, i sospetti della ‘moglie’. E altri 80 mila euro di avvocati

A questo punto della storia Proto complica ancora la trama. Fa intervenire un presunto avvocato di Lugano. Mette pressione alla donna perché potrebbe essere colpevole di aver dato soldi ad un uomo con problemi giudiziari alle spalle. E per risolvere questa questione servono, ovviamente, ancora più soldi. “Ho spostato anche la mia chemioterapia. Oramai vivevo solo per adempiere a questi obblighi. Mi alzavo la mattina alle sei solo per ritirare soldi o fare bonifici”, confessava Anna alle telecamere. Pagare diventa una ragione di vita. A questo punto la volontà di salvare altre vite non conta più.

Anna paga perché ha paura di essere coinvolta dalle autorità nelle questioni legali in cui Proto diceva di essere coinvolto. Lei, che aveva paura anche “di entrare in autobus senza il biglietto”.

Qui comincia la parte finale. Finora ha versato a Proto 50 mila euro. Ma adesso il legale di Proto, che potrebbe essere Proto stesso, dice che la moglie di Proto, che a sua volta potrebbe essere Proto stesso, vorrebbe citarla in giudizio perché sospetterebbe un complotto tra i due, motivato da una relazione amorosa.

Spese giudiziarie di atti e documenti che portano la donna a sborsare altri 80 mila euro: “Tutto quello che ho messo da parte nella mia vita, tutto. Non avevo nemmeno i soldi per fare la spesa. Questi soldi non li rivedrò mai più. Adesso se io muoio non avrò nemmeno i soldi per la casa di riposo per mio papà. E gliel’ho detto, che non avevo più niente, che ero disperata, ma lui fino all’ultimo istanti mi ha chiesto soldi”.

Il dramma di Anna finisce. Comincia la commedia di Proto

Fine del dramma di Anna. Inizio della commedia di Proto. “Mi chiamo Alessandro Proto, ho 44 anni, mi definirei come un imprenditore che ha fatto cose un po’ particolari nella sua vita”. La fine del video delle Iene è un capolavoro di dissimulazione di Proto. Fa emergere il suo personaggio, quello in grado di prendere in giro i media. Di mischiare “la fantasia con la realtà”. La fantasia della sua vita immaginaria e la realtà della vita di Anna, che avrebbe raggirato senza scrupoli, pur negandolo con singolare convinzione, fino alla fine.

Questa storia, che sarà valutata e giudicata dalle autorità, ha dei lati incredibili, a tratti grotteschi, che però spiegano bene come spesso l’eccesso di emotività ci porti a scollarci dal senso della realtà. Oggi, a leggerla, o ascoltarla, la storia di Anna sembra assurda. Potrebbe forse indurre qualcuno ad autoconvincersi che a lui, una frottola simile, nessuno avrebbe potuto raccontarla.

Eppure non è sempre così. Gli stati emotivi, nervosi, portano spesso a non tenere conto della realtà e di affidarci alle narrazioni. Risposte immediate a bisogni, necessità, sensi di colpa. E c’è chi cinicamente è in grado di capirlo e sfruttare questi stati emotivi a proprio vantaggio. 

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