Cronaca

Le suore missionarie che cuciono mascherine

Si fermano solo per recitare il rosario, ogni giorno alle 17 in punto. Tutto il resto della giornata è dedicato a cucire mascherine.

È la nuova missione delle suore dello Smac, le ‘Sorelle missionarie dell’amore di Cristo’, che dopo il terremoto del 2016 hanno trovato ospitalità nel santuario della Beata Vergine dei Lumi, sulla cima del Monte Nero nel comune maceratese di San Severino Marche.

“Sono tre settimane che tagliamo, cuciamo, pieghiamo e stiriamo scampoli di stoffa per farne mascherine – suor Nanda Giamberardini, la madre superiora.

Ne abbiamo realizzate circa 400, con una produzione media giornaliera di 60 pezzi”.

Ci lavorano in quattro o cinque: una suora taglia, una cuce, una fa le piegoline e poi le lavano e le stirano.

Sono di cotone puro e si possono riutilizzare. Quelle che le suore producono non sono presidi sanitari, ma “mascherine solidali indispensabili per affrontare l’emergenza”: per riceverle bastano una prenotazione telefonica (0733.638810, dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 14 alle ore 16) e un’offerta. 

Le prime tre le hanno consegnate al cardinale Edoardo Menichelli, che condivide con le suore la foresteria esterna al santuario reso inagibile dal terremoto e chiuso al culto in attesa dei lavori di recupero e restauro.

L’ultima mascherina, invece, è stata confezionata in queste ore “per l’amica Rosa (Piermattei, ndr.), il nostro sindaco”: un pezzo unico realizzato con il verde, il bianco e il rosso del tricolore.

A San Severino, il rosario recitato dalle suore viene condiviso con i fedeli attraverso potenti altoparlanti fissati sui balconi del santuario, mentre la priorità del lavoro oggi è diventata produrre il maggior numero di mascherine, “perché là fuori ce n’è tanto bisogno”, dice la madre superiora.

“Abbiamo ricevuto ordini da tutta Italia – suor Nanda -: Torino, Belluno, Roma, Palermo e poi dalla nostra città ovviamente. Lavoriamo per farci trovare pronte anche per richieste future anche se abbiamo a disposizione una macchina piccolina, che non riesce a farne più di tante al giorno”. 

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