Cronaca

John Lennon e Yoko Ono sposi, 50 anni fa il matrimonio che segnò una generazione

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Il 20 marzo del 1969 sulla Rocca di Gibilterra, John Lennon e Yoko Ono diventano marito e moglie. I due si erano cominciati a frequentare un anno prima ma la conoscenza risale al 1966, quando di passaggio da Londra John capitò per caso all’anteprima di una performance di Yoko all’Indica Gallery. Lui restò non solo affascinato ma anche parecchio divertito da quella donna con quei progetti artistici così all’avanguardia, così volutamente radical chic (e chic è una parola che le calza a pennello essendo lei figlia maggiore di Eisuke Gue Ono, futuro governatore della banca centrale nipponica).

Quella mostra prevede che ogni visitatore possa piantare un chiodo su un muro, John vuole essere il primo ma Yoko si oppone, poi con la mediazione del gallerista lei accetta, al prezzo di cinque scellini, lui le risponde che le darà cinque scellini immaginari se gli permetterà di piantare un chiodo immaginario. Nasce così una delle più impetuose storie d’amore della storia dello showbiz.

Nella primavera del ’68 lei rimane incinta, ma non è la prima volta, aveva già avuto una figlia nel 1963 dal jazzista Anthony Cox, Kyoko, che non vedrà dal 1971, anno in cui venne rapita dallo stesso padre, fino al 1998, quando le due si incontreranno di nuovo. Ma quella gravidanza con John non andrà a buon fine, così come le successive due del ’69 e del ’70, i più maliziosi pensano a causa dell’abuso di droghe da parte della coppia, che dovrà aspettare il 9 ottobre del 1975, proprio il giorno in cui John compie 35 anni, per vedere nascere Sean Tarō Lennon Ono.

Sono in molti, praticamente tutti, a pensare che quel matrimonio e quella dipendenza quasi ossessiva che Lennon aveva sviluppato nei confronti della compagna, furono la causa scatenante del divorzio tra i quattro Beatles. Se è la verità difficile a dirsi, certo è che l’influenza di Yoko su John era candidamente ammessa dallo stesso cantante. “Il nostro rapporto è davvero di professore e allievo. Sono io che ho la notorietà, ma è lei che mi ha insegnato tutto”.

Il rapporto tra John e Yoko, celebrato anche dal Beatle in diverse canzoni, una su tutte l’indimenticabile “The Ballad of John e Yoko”, non si sa fino a che punto abbia davvero deteriorato i rapporti all’interno della band, ma anche se vagamente malato, certamente tossico, fu amore vero, su questo non c’è dubbio. E questo amore, se da un lato contribuì al disgregamento di una delle più iconiche e fondamentali realtà della storia della musica, dall’altro cercò in tutti i modi di diffondere la pace, di innescare un attivismo che i due rappresenteranno, insieme, per sempre.

A chi, quando si parla di pace nel mondo, non viene immediatamente in mente il Bed-In di John e Yoko durante il loro viaggio di nozze? Quando sapendo che quell’evento avrebbe creato interesse mediatico intorno alle loro figure decisero di sfruttare la situazione per mettere su, ma sarebbe meglio dire giù trattandosi di un letto, una protesta non violenta contro la guerra in Vietnam, rimanendo due settimane nel letto della loro camera all’Hotel Hilton di Amsterdam, mentre la stampa di tutto il mondo lo presidiava convinta che prima o poi avrebbero anche fatto sesso in pubblico.

Invece no, John e Yoko, lì, in pigiama, volevano semplicemente parlare di pace, rispetto ad una guerra che stava sterminando giovani dall’altra parte del mondo. L’attenzione suscitata dalla loro protesta li spinge ad organizzare un altro Bed-In, stavolta a New York, ma John non può rientrare nel paese dopo quella denuncia per possesso di marijuana del 1968, così decidono di rinchiudersi in una camera alle Hawaai, ma il clima troppo afoso li convince a spostarsi più a Nord, a Montreal, dove rimangono sette giorni nella stanza numero 1742 del Queen Elizabeth Hotel.

Lì, costantemente filmati dalla Canadian Broadcasting Corporation, ovvero la tv di stato canadese, ospitarono alcuni dei principali intellettuali dell’epoca, come Timothy Leary, Murray the K, Tommy Smothers, Allen Ginsberg, Dick Gregory e Al Capp; e tutti parteciparono alla registrazione del brano “Give Peace a Chance”, lì, dentro la camera d’albergo trasformata in studio di registrazione. Il testo nacque dopo una risposta di John alla comprensibile curiosità di un cronista che gli chiese semplicemente cosa pensavano di ottenere standosene a letto, e lui rispose “All we are saying is give peace a chance” ovvero “tutto quello che stiamo dicendo è: date una possibilità alla pace”.

E nel dicembre del 1969 decisero di diffondere il loro messaggio con cartelloni pubblicitari sparsi in tutto il mondo, che dicevano “WAR IS OVER! If You Want It – Happy Christmas From John and Yoko”, “la guerra è finita se lo volete”. Se si pensa ai movimenti pacifisti, molti dei quali (anche quelli non troppo pacifisti) sponsorizzati di tasca loro da John e Yoko, è facile trovare chi si è impegnato e magari ha anche dato la vita per la pace nel mondo, è molto più complesso trovare qualcuno che più di John e Yoko abbia messo in evidenza la sciocchezza logica della guerra, dell’uomo che uccide un altro uomo.

Sean Lennon, anche lui divenuto poi musicista, nacque nel 1971 e John decise di allontanarsi da tutto e tutti per fare semplicemente il padre, così finì per allontanare anche Yoko, che non tornerà da lui se non nel 1975, mettendosi al suo fianco nella scrittura di nuova musica. E quando tutto sembrava riprendere per John, dopo anni di disavventure, tradimenti, alcolismo e depressione, arrivò invece la fine, freddato sulla porta di casa l’8 dicembre del 1980 da Mark David Chapman, che dirà poi “Anch’io volevo condurre una crociata contro l’ipocrisia del mondo degli adulti. Lennon era una truffa, tutto era finto in lui”, che non rappresenta niente se non il rovescio della medaglia inaspettato per l’attivismo di John.

Molti anni dopo, nel 2005, Rolling Stone esce con una copertina commemorativa, una foto scattata il giorno prima che sparassero a Lennon da Annie Leibovitz; in questa foto sono entrambi distesi a letto, John nudo che, avvinghiato a Yoko invece vestita, ad occhi chiusi, la bacia. Una delle tante immagini che faranno la storia, talmente iconiche che andranno poi ad oscurare tutto ciò che ne seguirà sulla figura di Yoko, la sua altalenante carriera di musicista e artista, i sospetti su quanto abbia sfruttato o meno vita e morte del marito, le sue controversie con Paul McCartney sulla paternità di certi testi della band… Insomma, niente che non fosse evidentemente pronta ad affrontare col suo carattere estremamente deciso.

La verità forse è che l’amore tra John e Yoko, anche se non perfetto, come tutti i veri amori, ha rappresentato per un lungo periodo storico la voce, i desideri e i sogni di un’intera generazione di ragazzi, tutti in pigiama, infilati con loro in quel lettone dell’Hilton di Amsterdam, tutti a gridare di quella pace che ancora oggi risulta concetto sempre più esotico, utopistico ma, soprattutto, purtroppo, lontano.  

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