Cronaca

Gli allarmanti dati sulla pirateria audiovisiva di eventi sportivi 

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ANTONIN VINCENT / DPPI MEDIA / DPPI

L’avvento delle nuove piattaforme streaming per la visione di film o eventi sportivi è riuscito a debellare la piaga della pirateria audiovisiva soltanto in parte. I risultati di tre anni di studi e analisi elaborati dalla società Ipsos per conto della FAPAV – Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, sono impietosi. C’è stato un calo di download illegali dell’8% rispetto l’anno scorso, del 14% se comparati ai dati del 2016, ma l’incidenza complessiva della pirateria in Italia si attesta ancora intorno al 38%.

I film sono ancora il prodotto più richiesto sul mercato illegale, piratato in una percentuale che arriva al 33%, serie e programmi tv toccano rispettivamente il 21% e il 20%. Tra i fenomeni emergenti, c’è la pirateria di eventi sportivi live; sono quasi 5 milioni infatti gli italiani che nel corso del 2018 hanno dichiarato di aver visto illegalmente contenuti sportivi live, in streaming sui propri device (computer, tablet, smartphone, smart TV). Nell’ultimo anno si stimano oltre 22 milioni di atti di pirateria sportiva, soprattutto di eventi calcistici, seguiti da Formula 1 e MotoGP.

I mancati incassi per l’industria audiovisiva italiana a causa della pirateria toccano nel 2018 i 600 milioni di euro con quasi 6mila posti di lavoro a rischio. Rimanendo sulla scia economica, si stima che l’impatto del fenomeno illecito sui conti del Sistema Paese sia assai rilevante: 1,08 miliardi di euro sono le previsioni di fatturato perso da tutti i settori economici italiani a causa della pirateria; 455 milioni di euro il danno stimato sull’economia italiana in termini di PIL; 203 milioni di euro i mancati introiti fiscali.

A nulla pare siano serviti anni, molti, di campagne di comunicazione educative, che nel tempo hanno variato dal tentativo di sensibilizzare il pubblico riguardante i danni ad un’industria, per altro molto amata, che coinvolge, solo in Italia, 117 mila professionisti (5.900 quelli che potrebbero perdere il posto di lavoro a causa della pirateria); all’evidenziare i guai legali incontro ai quali si va se accusati di pirateria, cosa della quale l’83% dei pirati italiani pare essere perfettamente a conoscenza.

Niente da fare, i dati ci dicono che l’unica vera cosa che in qualche modo ha funzionato, che comunque non ha mai risolto definitivamente il problema, è stato l’accordo dal punto di vista economico: il pubblico recepisce positivamente solo l’abbassamento del prezzo per usufruire di un servizio.

Spiega Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale Fapav: “L’indagine ci dice che le nuove generazioni, sapendo muoversi con molta disinvoltura all’interno degli ecosistemi digitali, hanno più conoscenza e consapevolezza dei rischi connessi alla pirateria e tendono a frequentare territori più protetti. In questa direzione l’industria audiovisiva deve concentrare i propri sforzi attraverso offerte sempre più competitive e attività informative puntuali”. 

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