Cronaca

Così è fallito l’assalto al portavalori sulla A1

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Un rallentamento di notte sull’autostrada è un fatto alquanto inusuale. È bastato questo a far insospettire l’auto ‘staffetta’ che accompagnava il furgone blindato porta valori del Gruppo Battistolli, preso di mira la scorsa notte, intorno alle 23, da un vero commando armato che voleva assaltarlo mentre viaggiava sulla A1 all’altezza di Lodi Vecchio.

Secondo quanto spiega all’AGI Marco Meletti, Direttore Comunicazione del Gruppo Battistolli, l’intuito e la prontezza delle guardie giurate hanno evitato il peggio. “Uno dei nostri convogli, partito da Milano, dalla sede di Paderno, era sull’autostrada diretto a Bologna – racconta Meletti – quando all’altezza di Lodi Vecchio ha incontrato un rallentamento. Le guardie giurate non hanno compreso immediatamente che si trattava di un tentativo di rapina ma si sono comunque insospettite perché un rallentamento di notte in autostrada non è normale. Non c’è molto traffico, e c’è da dire che il Gruppo Battistolli è l’unica realtà autorizzata a viaggiare di notte in autostrada con il trasporto valori”.  

“Il conducente della staffetta, che è un veicolo di supporto al furgone vero e proprio, ha visto che la corsia a sinistra era libera, invece di rallentare ha comunicato al furgone blindato di seguirlo ‘acceleriamo e ce ne andiamo’. Poi si è capito che il tir che stava causando il rallentamento era della banda dei rapinatori”, spiega.

“Quando il conducente del tir si è accorto di essere stato sorpassato dai due mezzi della Battistolli ha accelerato anche lui e ha cercato di speronare il furgone. Per il tamponamento o per dei chiodi che erano stati messi sull’asfalto, questo non è ancora chiaro, una delle gomme del blindato è scoppiata ma questo non gli ha impedito di continuare la sua corsa. Hanno visto che pochi metri più avanti c’era un autogrill e la staffetta e il furgone hanno deciso di infilarsi nella piazzola della stazione di servizio. Questo ha generato la fine del tentativo della rapina”.

“Se invece di accelerare avessero rallentato – aggiunge Meletti – non avrebbero avuto più lo spazio per poter girare” e mettersi in salvo, “e a un chilometro e mezzo dopo si sarebbero trovati davanti la barriera delle auto in fiamme.

Il tir serviva a rallentare il furgone accompagnandolo dove c’era la barriera di fuoco cosicché allora sarebbe intervenuto il commando. Infatti sul tir c’era un caterpillar che doveva servire per sfondare il blindato”. E anche se sui mezzi portavalori “c’è un collegamento radio continuo con le nostre centrali operative” la fortuna ha voluto che in quella stazione di servizio ci fosse “una volante della polizia stradale”.

“L’equipaggio è formato da professionisti della sicurezza” rimarca Meletti che ricorda i numerosi episodi di tentativi di assalti che si sono verificati negli ultimi anni. “L’ultimo, nel 2017, sempre sulla stessa tratta non andò in porto per la capacità dell’equipaggio. I malviventi tappezzarono l’autostrada di chiodi. In quel caso la navetta di accompagnamento passò volontariamente sui chiodi e disse al furgone blindato di seguire esattamente la sua strada. Così la navetta si è portata via i chiodi e il furgone è riuscito a scappare senza bucare. È gente che in pochi secondi deve decidere come fare per venire fuori da una situazione complicata”. Il gruppo Battistolli, che compie decine di trasferimenti di beni preziosi e denaro ogni giorno in tutta Italia, non ha voluto quantificare il valore del trasporto insidiato dai rapinatori la notte scorsa.

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