Cronaca

Abbiamo parlato con uno dei capi dei gilet gialli italiani

Abbiamo parlato con uno dei capi dei gilet gialli italiani

Piace a oltre 4.000 persone, ma il vero boom c’è stato nelle ultime ore quando in tre giorni il numero dei “mi piace” è cresciuto al ritmo di circa un migliaio al giorno. Sono i numeri della pagina Facebook del Coordinamento Nazionale Gilet Gialli Italia. Dietro il gruppo ci sono due volti noti della politica e dell’imprenditoria torinese: Giancarlo Nardozzi, presidente di GOIA (Gruppo organizzato indipendente ambulanti di Torino) e Ivan Della Valle, ex deputato grillino torinese espulso del Movimento Cinque Stelle a seguito dello scandalo sui rimborsi (per intendersi quello che aveva ammesso di aver modificato con il Photoshop i cedolini di rimborsi mai effettuati e che secondo i vertici del movimenti avrebbe “dimenticato” di corrispondere 51 bonifici per un totale di 272 mila euro).

Il gruppo nasce ovviamente sulla scorta di chi da giorni sta protestando in Francia contro l’aumento delle accise sul carburante. E quindi, perché una versione italiana di una protesta tutta legata ad una decisione politica francese? Lo spiega all’AGI lo stesso Ivan Della Valle.

“Io, che da Parlamentare sono stato in Commissione Attività Produttive, e Nardozzi siamo da sempre attenti alle esigenze di ambulanti, pmi, partite Iva. Abbiamo appoggiato la nascita di questo governo Lega-M5s perché nei loro programmi c’era l’uscita dalla Bolkestein, la flat tax, la riduzione delle accise sulla benzina, la flat tax. Ma ora inizia ad uscire il malcontento, nel senso che siamo a 6/7 mesi e ormai alla legge di bilancio e della cancellazione delle accise non c’è nemmeno, idem dell’uscita dalla Bolkestein”

Quindi il vostro movimento nasce da una serie di promesse tradite?

“Sì, un malcontento che vorremmo rendere costruttivo, fatto di promesse non mantenute fatto di riduzione delle accise, riduzione dei pedaggi autostradali, revoca delle concessioni autostradali, uscita dalla Bolkestein, stralcio delle cartelle, flat tax. Ci siamo legati alle proteste in Francia perché anche quella è legata al malcontento e anche in quel caso Macron sembrava rappresentare un cambiamento fatto di tante promesse”.

Ve le aspettavate 4 mila adesioni in una decina di giorni?

“No. Questo dimostra che c’è un bel fermento. Abbiamo registrato l’adesione di imprenditori del nordest (almeno 4 in Veneto già iscritti), gruppi di risparmiatori truffati dalle banche, popolo delle Partite Iva, artigiani, camionisti”

E ora come avete intenzione di muovervi?

“Sicuramente a breve, nel giro di una settimana faremo una assemblea. Nel frattempo abbiamo chiesto di aprire gruppi territoriali in ogni regione e abbiamo già registrato adesioni in Campania, Sicilia, Sardegna, Veneto, Lombardia e Toscana. Poi vedremo il da farsi e se non viene realizzata alcuna promessa siamo pronti a scendere in piazza già a gennaio e ogni volta che ci saranno promesse disattese”

Probabilmente a molti, vedendo i “gilet gialli”, saranno tornati in mente i “forconi” del 2011/2012, vi riconoscete nella loro protesta?

“Non ci riconosciamo nelle modalità, la loro era una protesta disorganizzata e anche a tratti violenta, ma effettivamente era una protesta nata da un malcontento che è lo stesso che riscontriamo anche oggi. Anzi, diverse persone hanno aderito al nostro gruppo raccontando di aver un passato aderito ai forconi. Stiamo tornando agli anni bui della crisi e del malcontento diffuso”.

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